La petroliera iraniana Sanchi si è scontrata nella serata di sabato 6 gennaio nel mar Cinese orientale col mercantile CF Crystal di Hong Kong. Ora rischia di esplodere e affondare. Secondo quanto riferiscono i media cinesi, l’incidente è avvenuto al largo di Shanghai e, subito dopo la collisione, la petroliera ha preso fuoco. A bordo c’erano 30 iraniani e due cittadini del Bangladesh, tutti ancora dispersi. Salvi invece i 21 membri dell’equipaggio del mercantile. Si prospetta un vero e proprio disastro ecologico: la Sanchi trasportava 150.000 tonnellate, quasi 1 milione di barili, di condensato, un tipo di petrolio raffinato ultraleggero, in gran parte finito in mare. Le operazioni di contenimento del greggio fuoriuscito sono ostacolate dall’incendio che dalla petroliera si è diffuso anche sull’acqua, con gas altamente tossici.
Si tratta di quantitativi molto allarmanti: aveva un carico di 1,26 milioni di barili di greggio.
Il condensato è molto diverso dal greggio nero che si vede spesso nelle fuoriuscite di petrolio. Si trova sotto forma di gas all’interno di serbatoi ad alta pressione.
È altamente tossico e notevolmente più esplosivo rispetto al normale greggio.
La petroliera Sanchi, con i suoi 274 metri di altezza e 899 piedi di larghezza, era registrata a Panama ed era diretta in Corea del Sud. Dalla sua costruzione nel 2008, la nave ha operato sotto cinque diversi nomi e oggi è controllata dalla Bright Shipping, società di Hong Kong, per conto della compagnia National Iranian Tanker. La Cina e la Corea del Sud hanno mobilitato navi e aerei per la ricerca dell’intero equipaggio della petroliera.
Ci auguriamo che questa questione si risolva al più presto, e che si possa quindi evitare un altro caso di disastro ambientale che colpisce in particolare le acque del nostro pianeta.
Omar Laguardia