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Cari lettori,

come sapete quest’anno – in cui i Salesiani riflettono sul tema “Puoi essere santo #lìdovesei” – abbiamo deciso di presentarvi come “Eroi del mese” alcuni esempi di santità giovanile.

Questo mese abbiamo conosciuto e approfondito la figura di Betty Federici, nata a Castelgrande il 4 novembre 1986, morta a Potenza a soli vent’anni a causa di un’ ipertensione polmonare primitiva. Ha camminato spesso nel cortile del nostro oratorio e noi abbiamo riconosciuto, nel suo modo di vivere le prove della vita, un vero esempio di santità.

Per sapere qualcosa in più sulla sua vita, sulla sua personalità, ci siamo recati direttamente alla casa famiglia che l’ha accolta, “Stella del mattino”, dove abbiamo incontrato suor Giuliana e, in modo particolare, suor Liliana, con la quale Betty aveva un rapporto davvero speciale.

Proveremo, con quest’articolo, a fare sintesi di ciò che abbiamo visto ed ascoltato.

“Una roccia di Castelgrande”

“Betty, come tutti, sperava di poter avere un futuro, delle amicizie, un compagno di vita. Ha sempre affrontato la sua malattia, che dipendeva da una pompa, con una serenità e una forza incredibile: era davvero una ‘roccia di Castelgrande’. Era una ragazza di volontà ferrea, sapeva lottare. Nonostante le sue difficoltà era solare (certo, ha avuto i suoi momenti di scoraggiamento – chi non ne ha nella vita): sapeva sempre affrontare la tristezza e sdrammatizzare quei momenti.”

“Il bisogno della tenerezza”

“Era una grande amicona, legava subito con tutti, aveva un carattere molto aperto e sentiva il bisogno della tenerezza: dove trovava tenerezza, vi si gettava tra le braccia per essere coccolata. Cercava nell’affetto degli altri una spinta per affrontare meglio la giornata e il futuro.”

La spaghettata di mezzanotte

“Ho un ricordo molto particolare di lei. Una sera, erano le undici circa, stavamo guardando una trasmissione televisiva a letto; nella trasmissione stavano preparando una spaghettata e lei mi ha detto: ‘Che bello … come vorrei un bel piatto di spaghetti aglio e olio!’. Allora sono scesa a mezzanotte giù in cucina a preparare gli spaghetti. Porto questo ricordo nel cuore perché ho potuto realizzare un suo desiderio per renderla felice.”

Le poesie

Betty ha scritto diversi componimenti poetici, tra cui uno dedicato proprio a suor Liliana e uno dedicato al salesiano incaricato dell’oratorio in quegli anni. Una in particolare ci ha colpito, perché ci rivela la profonda personalità di Betty e il suo attaccamento alla vita. La poesia si intitola proprio “La vita”.

 

La vita

La vita è qualcosa di grande
che ci ha donato Dio.
E’ come un petalo profumato
di calore, tenerezza, libertà.
Il vento con la sua forza
porta in alto il petalo profumato
per gridare al mondo
che è pieno d’amore.
Quando smette di soffiare
il petalo si posa sul davanzale
 di una finestra
dove incontra una rosa rossa.
E’ calda, pura, bella.
E’ un incontro di passione.
Il petalo profumato e la rosa rossa
sposano
il sogno di vivere e la loro vita insieme.
E’ qualcosa di veramente profondo
che li unisce nel giardino della vita.

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Lo scorso 24 gennaio, festa di San Francesco di Sales, don Fabio Bellino - salesiano originario di Potenza, attualmente direttore di Napoli don Bosco - ha presentato alla nostra comunità la strenna del Rettor Maggiore per il 2020: "Buoni cristiani e onesti cittadini". 

Abbiamo fatto qualche domanda a don Fabio, che riportiamo qui di seguito.

Cosa può spingere i giovani a capire meglio la strenna e il suo significato?
La strenna è bella perchè invita i giovani a impegnarsi nel sociale, a rendere la propria città, il proprio territorio qualcosa di piu bello, piu umano e quindi è una strenna che spinge i ragazzi a sporcarsi le mani e questo mi sembra qualcosa che attira i giovani a migliorare il mondo nel quale vogliamo vivere.
 

Cosa provi quando stai insieme ai giovani?
Provo quasi sempre gioia, pace nel cuore, sperimento la grazia di Dio, e ho un sentimento di gratitudine verso Dio per il dono di questa vocazione, che mi permette di stare con i ragazzi e di mantenermi giovane nello spirito, come una macchina che va sempre veloce.

In che modo cerchi di portare avanti l’esempio di Don Bosco?
Mettendoci tanta passione in quello che faccio,che significa impegno creatività, e provando a vivere come atteggiamenti di fondo la gioia e l’accoglienza: allora, con questi sentimenti, Don Bosco è di casa.

 

Giulia, Federica, Christian,
Maria Domenica, Giorgia

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Mamma Margherita è la mamma di Don Bosco e a lungo insieme portarono avanti l'esperienza dell'oratorio, diventando, così, dei punti di riferimento per tutti i giovani che venivano raccolti e accolti dalla strada. 

Mamma Margherita, nonostante fosse rimasta vedova, riuscì a mantenere la famiglia e a sostenere il piccolo Giovannino nel suo percorso di vita.

Per Don Bosco era una guida, fu la sua educatrice e la sua prima catechista: infatti, lei gli insegnó il valore della preghiera a Maria e l'importanza di salutarla 3 volte al giorno: mattina, pomeriggio e sera; ma non solo, gli trasmise anche i valori della semplicità, della solidarietà, dell'umità e dell'amore verso gli altri.

Mamma Margherita fu per don Bosco la prima fonte del suo sistema educativo.

Margherita divenne la madre di tutti i giovani presenti in oratorio, se ne prendeva cura come se fossero realmente figli suoi, nonostante le difficoltà di tutti i giorni, sempre con il senso di amorevole sacrificio che la contraddistingueva.

Mamma Margherita diventa per tutti noi un esempio di vita perchè la sua vita è tutta un donarsi agli altri: si è presa carico del sogno del figlio e lo ha affiancato nel realizzarlo.

 

Giorgia, Mariadomenica, Cristian,
Giulia, Federica, Valeria