Con don Bruno

 

 

 

 

Don Bruno, 70 anni di vita consacrata e ancora tanta voglia di vivere con i giovani e per i giovani. Sei stato scelto da "La Goccia Junior" come eroe del mese.

 

1) Da cosa è scaturita la Sua vocazione e come ha fatto a tenere in vita la Sua fede per così tanto tempo?

Certamente dall'amore del Signore che mi ha guardato in un certo momento e della Madonna. Io non ho avuto un'educazione oratoriana come voi perchè a Treviso non ci sono i Salesiani e non frequentavo nessun oratorio. Però, arrivato a diciotto anni, all'università un mio amico mi ha presentato l'associazione cattolica degli universitari, la FUCI (federazione universitari cattolica italiana), di cui era presidente nazionale Aldo Moro (era anche docente universitario a Bari). La FUCI mi ha dato una spinta a pensare alle cose di Dio, ho lavorato anche nell'Azione Cattolica, ero presidente diocesano dei giovani, ben 17.000 alla diocesi di Treviso. Poi è arrivata la guerra, io sono entrato nel militare, ho fatto il corso degli ufficiali e lì ho avuto modo di incontrarmi con tanti giovani. Poi mi sono trovato a cambiare totalmente la vita perchè è venuto all'improvvsio l'armistizio, io mi trovavo a Bari, l'Italia era rimasta divisa in due, i tedeschi si sono subito impadroniti dei punti principali ed il Sud è rimasto separato. A Bari mi sono incontrato con altri militari sbandati come eravamo noi e siamo diventati volontari dell'esercito di liberazione che si stava formando per liberare l'Italia dai tedeschi, quindi dal Sud salire man mano verso il Nord. Nell'esercito di liberazione, mi sono trovato ad un certo punto a Torre Annunziata e lì c'era un bell'oratorio. Alcuni dei miei amici andarono a giocare a pallone e siamo stati lì insieme. Da quella sera, tutte le sere sono andato lì e mi sono innamorato. Ecco la mia vocazione uscire a venticinque anni. Dopo la laurea, io ero già impiegato, quindi avevo il mio posto nell'Agenzia delle Entrate e ho detto "saluti". L'unico punto interrogativo era mia mamma: come la prenderà? Quando ho potuto, approfittando di un camion americano che andava a Venezia, mi imbarcai anch'io per presentarmi alla mamma. Gliel'ho detto, lacrime che non vi dico, ma poi, a distanza di anni, mi diceva che è stata una presa di posizione molto bella che le ha dato tanto gioia. Poi come sono riuscito a mantenere la fede? Beh questo è un dono di Dio e bisogna saper chiedere sempre con la preghiera.

2) Come ha fatto ad arrivare a Potenza e cosa è stato fatto di speciale in questa comunità?

Sono arrivato a Potenza nel giro di tanti trasferimenti che ho avuto da salesiano. Io avevo fatto sei anni di Rettore nella casa dove ha sede il Rettor Maggiore e il Consiglio Generalizio a Roma. Dopo quei sei anni, sono ritornato a Napoli e da lì l'ispettore mi disse che mi vedeva bene con gli universitari a Potenza. Qui mi sono messo in crisi perchè ho detto "che cosa devo fare con questi ragazzi? Devo stare attento che studino, che non diano fastidio, che non litighino tra di loro.. Mi sembra una cosa troppo da cameriere". Ci siamo confrontati con questi ragazzi e abbiamo avviato un incontro con l'Azione Cattolica, con la FUCI, ed è nata l'associazione degli universitari cattolici dell'ateneo lucano (UCAL) che da 15 anni sta lavorando per l'università.

3) E' da tanto che segue gli universitari della città? E' un grande lavoro senza pretese. Com'è il confronto con i giovani e con il loro percorso di crescita definitivo?

Nel rispetto della piena libertà, ai giovani universitari offriamo due incontri mensili di carattere spirituale. Uno è la messa e io ho una grande fiducia perchè, quando un ragazzo entra in sintonia con il Signore, è un ragazzo che è avviato al Paradiso, e c'è anche un bel gruppo che fa il coro. Il secondo è un incontro culturale che affidiamo a laici. 

4) Settant'anni di vita salesiana sono un traguardo davvero importante. Lei ha visto generazioni di ragazzi evolversi nel tempo. Che consiglio darebbe ai ragazzi di oggi per un cammino sempre più vicino alla fede cristiana?

Il consiglio pratico è di appoggiarsi alle strutture che la Chiesa offre. I 70 anni dipendono dal fatto che non sono morto prima! E' vero che dico che ho 59 anni perchè voglio rendere il 95 a rovescio. La mia gioia è che qui c'è un oratorio dove posso vedere i ragazzi ed immaginarmi ancora in loro e pregare per loro. Non mi posso buttare ancora in mezzo perchè i miei 59 anni pesano. Quello che mi interessa è che il mio funerale dovrà essere un inno di goia: la gioia di poter dire "Signore sono qua".

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Umberto è un diacono simpatico, bonario e con una pancetta abbastanza pronunciata. Conoscendo che è un tipo che sa stare allo scherzo, i suoi compagni di seminario gli hanno suggerito una frase evangelica sull'immaginetta-ricordo per la sua ordinazione sacerdotale.

- Senti, Umberto, gli dicono. Non ti pare ben adatta, come motto e programma di vita per il tuo sacerdozio, la bella frase di Giovanni Battista: <Bisogna che Lui cresca e... io diminuisca?>.

 

 

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Il maestro interroga:

- Dimmi, Pinuccio, chi è il primo uomo della nostra storia?

- Romolo, risponde compiaciuto il bambino.

- Pensaci bene. Ti pongo la domanda in un altro modo: chi sono i primi due personaggi della nostra storia?

- Sono Romolo e Remo, ripete sicuro il ragazzino.

- Ma allora, insiste il maestro, non ti dicono niente i nomi di Adamo ed Eva?

- Beh, non vale, noi qui siamo italiani e lei conta anche gli stranieri!

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