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Il 23 ed il 24 aprile scorsi abbiamo vissuto a Roma, con tanti ragazzi dai 13 ai 16 anni, alla presenza di Sua Santità Papa Francesco in persona, il Giubileo dei Giovani.

La nostra piccola avventura romana ha avuto inizio con l'ingresso, attraverso la Porta Santa, nella stupenda Basilica di San Pietro; in seguito il papa si è seduto in mezzo a noi e ha iniziato a confessare i giovani provenienti da tutto il mondo.

Con la bellezza di 70.000 nuovi amici ci siamo incamminati verso lo stadio Olimpico dove ci aspettava un grande concerto proprio per noi.

Lì tanti cantanti e band famosi, tra cui i Dear Jack, Rocco Hunt, Francesca Michielin e Lorenzo Fragola, hanno tenuto uno spettacolare concerto con tanto di cheerleader. E' stata davvero emozionante la forza con cui hanno espresso la loro gioia di essere giovani.

In seguito ci siamo diretti verso l'oratorio di Roma dove abbiamo passato la notte nei nostri scomodi sacchi a pelo (ahimè).

Al nostro risveglio siamo giunti nuovamente all'interno di Piazza San Pietro e questa volta abbiamo assistito alla Santa Messa ed al tanto atteso Angelus, finalmente dal vivo dato che siamo sempre abituati ad ascoltarlo solo ogni tanto dalla tv.

Giunta l'ora di pranzo, sempre all'interno di Piazza San Pietro, abbiamo gustato i nostri panini per avere la possibilità di ripartire a stomaco pieno dopo tanta fatica.

E' stata un'esperienza magnifica ed irripetibile, dall'assistere alla messa allo stare in compagnia dei miei coetanei e dei ragazzi più grandi.

In quest'anno giubilare anche i giovani sono stati messi al centro partecipando alla Misericordia, la cosa più bella che Gesù potesse donarci.

 

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Di seguito, l'intervista fatta da parte dei giornalisti de La Goccia Junior all'ispettore don Pasquale Cristiani durante la visita ispettoriale alla casa salesiana di Potenza avvenuta dal 2 al 4 aprile 2016.

 

1) Quali emozioni prova quando viene in questa comunità?

Più che emozione, è cercare il cammino che la comunità fa e, dove necessario, soprattutto dalle sollecitazioni che vengono dal Rettor Maggiore, dal magistero salesiano oltre che dalla Chiesa, cercare di stimolare ulteriormente la comunità. Quindi più emozione è toccare con mano la realtà che vive intensamente il carisma di don Bosco. Poi, quando si vivono le celebrazioni, ci si  accorge se è una cosa del momento o uno stile. Io mi sono accorto che è uno stile nel servizio, nella preparazione, nella partecipazione e nella presenza attiva.

2) Quale differenza sostanziale ha trovato tra il nostro oratorio e quello degli altri?

Differenze sostanziali non ce ne sono perchè in genere i nostri oratori del meridione sono popolari e popolosi. Invece il problema è sul centro giovanile in quanto in tutti gli oratori il centro giovanile è la presenza degli animatori. Altre realtà sono molto poche, tipo il CGS o altri gruppi musuicali, culturali o di animazione. Quindi più che differenza, vedo che siamo un po' allineati anche perchè la pastorale giovanile sta facendo questo compito di sinergia, di conduzione insieme anche dando delle provocazioni nuove, formazione negli incontri e nelle esperienze che l'Ispettoria propone proprio tramite la pastorale giovanile.

3) Cosa ne pensa delle nuove generazoni di ragazzi che utilizzano molto la tecnologia?

Io credo che dobbiamo utilizzarla. Il problema difficile è educare ad usare questi mezzi. Non è solo dei ragazzi o dei preadolescenti ma anche della gente adulta. Diventa una droga. Anche i media possono portare fuori dallo stile di vita, dalla capacità di vivere. L'oratorio virtuale è bello però, se non c'è l'incontro dove intercetti lo sguardo dell'altro e quindi comprendi che cosa ti sta chiedendo, di cosa ha bisogno, allora resta solo un fatto virtuale e questo può diventare pericoloso. Oggi su internet fai subito, altro che i libri, ma guai a non essere educato a questi mezzi. C'è gente che sta sempre a chattare, anche quando mangia a casa o quando sta con gli amici. Allora il nostro compito è educare all'utilizzo di questi mezzi.

4) Quale consiglio può dare a noi ragazzi del giornalino affinchè possiamo migliorare questa iniziativa?

Io penso che dovete intercettare i bisogni della vostra città. I ragazzi di Potenza quali interrogativi pongono? Innanzitutto intercettare ed avere questa conoscenza; poi, al di là di questa conoscenza, proporre qualcosa di culturale, o a livello di relazione, e quindi scommettere. Anche partendo da questi problemi di emarginazione, come possono essere questi immigrati che non hanno riferimenti. Dare il servizio, inserirli, non dobbiamo avere paura. L'oratorio di sua natura è missionario ed è per uscire fuori. Se veramente il bene è bene, fa bene anche a noi. Se è vero bene, io sento il bisogno di contagiare.

                      Con don Bruno

 

 

 

 

Don Bruno, 70 anni di vita consacrata e ancora tanta voglia di vivere con i giovani e per i giovani. Sei stato scelto da "La Goccia Junior" come eroe del mese.

 

1) Da cosa è scaturita la Sua vocazione e come ha fatto a tenere in vita la Sua fede per così tanto tempo?

Certamente dall'amore del Signore che mi ha guardato in un certo momento e della Madonna. Io non ho avuto un'educazione oratoriana come voi perchè a Treviso non ci sono i Salesiani e non frequentavo nessun oratorio. Però, arrivato a diciotto anni, all'università un mio amico mi ha presentato l'associazione cattolica degli universitari, la FUCI (federazione universitari cattolica italiana), di cui era presidente nazionale Aldo Moro (era anche docente universitario a Bari). La FUCI mi ha dato una spinta a pensare alle cose di Dio, ho lavorato anche nell'Azione Cattolica, ero presidente diocesano dei giovani, ben 17.000 alla diocesi di Treviso. Poi è arrivata la guerra, io sono entrato nel militare, ho fatto il corso degli ufficiali e lì ho avuto modo di incontrarmi con tanti giovani. Poi mi sono trovato a cambiare totalmente la vita perchè è venuto all'improvvsio l'armistizio, io mi trovavo a Bari, l'Italia era rimasta divisa in due, i tedeschi si sono subito impadroniti dei punti principali ed il Sud è rimasto separato. A Bari mi sono incontrato con altri militari sbandati come eravamo noi e siamo diventati volontari dell'esercito di liberazione che si stava formando per liberare l'Italia dai tedeschi, quindi dal Sud salire man mano verso il Nord. Nell'esercito di liberazione, mi sono trovato ad un certo punto a Torre Annunziata e lì c'era un bell'oratorio. Alcuni dei miei amici andarono a giocare a pallone e siamo stati lì insieme. Da quella sera, tutte le sere sono andato lì e mi sono innamorato. Ecco la mia vocazione uscire a venticinque anni. Dopo la laurea, io ero già impiegato, quindi avevo il mio posto nell'Agenzia delle Entrate e ho detto "saluti". L'unico punto interrogativo era mia mamma: come la prenderà? Quando ho potuto, approfittando di un camion americano che andava a Venezia, mi imbarcai anch'io per presentarmi alla mamma. Gliel'ho detto, lacrime che non vi dico, ma poi, a distanza di anni, mi diceva che è stata una presa di posizione molto bella che le ha dato tanto gioia. Poi come sono riuscito a mantenere la fede? Beh questo è un dono di Dio e bisogna saper chiedere sempre con la preghiera.

2) Come ha fatto ad arrivare a Potenza e cosa è stato fatto di speciale in questa comunità?

Sono arrivato a Potenza nel giro di tanti trasferimenti che ho avuto da salesiano. Io avevo fatto sei anni di Rettore nella casa dove ha sede il Rettor Maggiore e il Consiglio Generalizio a Roma. Dopo quei sei anni, sono ritornato a Napoli e da lì l'ispettore mi disse che mi vedeva bene con gli universitari a Potenza. Qui mi sono messo in crisi perchè ho detto "che cosa devo fare con questi ragazzi? Devo stare attento che studino, che non diano fastidio, che non litighino tra di loro.. Mi sembra una cosa troppo da cameriere". Ci siamo confrontati con questi ragazzi e abbiamo avviato un incontro con l'Azione Cattolica, con la FUCI, ed è nata l'associazione degli universitari cattolici dell'ateneo lucano (UCAL) che da 15 anni sta lavorando per l'università.

3) E' da tanto che segue gli universitari della città? E' un grande lavoro senza pretese. Com'è il confronto con i giovani e con il loro percorso di crescita definitivo?

Nel rispetto della piena libertà, ai giovani universitari offriamo due incontri mensili di carattere spirituale. Uno è la messa e io ho una grande fiducia perchè, quando un ragazzo entra in sintonia con il Signore, è un ragazzo che è avviato al Paradiso, e c'è anche un bel gruppo che fa il coro. Il secondo è un incontro culturale che affidiamo a laici. 

4) Settant'anni di vita salesiana sono un traguardo davvero importante. Lei ha visto generazioni di ragazzi evolversi nel tempo. Che consiglio darebbe ai ragazzi di oggi per un cammino sempre più vicino alla fede cristiana?

Il consiglio pratico è di appoggiarsi alle strutture che la Chiesa offre. I 70 anni dipendono dal fatto che non sono morto prima! E' vero che dico che ho 59 anni perchè voglio rendere il 95 a rovescio. La mia gioia è che qui c'è un oratorio dove posso vedere i ragazzi ed immaginarmi ancora in loro e pregare per loro. Non mi posso buttare ancora in mezzo perchè i miei 59 anni pesano. Quello che mi interessa è che il mio funerale dovrà essere un inno di goia: la gioia di poter dire "Signore sono qua".